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BEN SPIES TEST MALESIA - TEAM PRMAC |
PER BEN SPIES IL SONO TRE ANNI DI DISCESA LIBERA DALL’OLIMPO DEI GRANDI
Correva l’anno 2009 e il
campionato SBK inizia con qualche novità, niente di eclatante. Arrivano Sykes,
dalla British SBK, e dalla AMA superbike, campionato americano, in Yamaha SBK un
certo Ben Spies. L’americano viene da un campionato che in Europa è del tutto o
quasi sconosciuto, dove notiziona, il bello e cattivo tempo è fatto da un Team Suzuki,
cosa che da noi è decisamente impensabile. Per dare un’idea dello strapotere
del team Yoshimura, di Ben Spies e del suo compagno Matt Mladin, basta dire
che, su undici round per un totale di diciannove gare, Ben Spies si è
aggiudicato la vittoria dieci volte e il suo compagno nove. Insomma le premesse
per l’americano sono ottime ma comunque, atteso al debutto nel mondiale
Superbike con la prospettiva di chiudere nella top ten. E invece l’americano,
un tipo riservato, quasi schivo e un po’ tenebroso, con la peculiarità di una
mamma che gli fa da ombra ovunque lui vada,
inizia da subito a stupire. In gara
uno a Phillip Island, all’esordio assoluto, conclude terzo e in gara due vince
la gara. È l’inizio di un dominio inaspettato, l’affermazione del talento puro.
In Yamaha non ci sono parole, il compagno Sikes non riesce a tenere il passo, a
conferma, che non sia tutto merito del mezzo, il delirio che inizia a circondare
il pilota è enorme, prima della fine del campionato sono già in molti a contenderselo,
tra Superbike e Motogp. La mamma di Ben fa bene il suo mestiere e mentre il
figlio Vince il mondiale Superbike all’esordio, lei lo accasa in Yamaha per il
2010. Il team è Tech 3, squadra satellite Yamaha. L’aspettativa stavolta è
molto alta, perché anche se nessuno lo vuole dire, l’obbiettivo, per Yamaha su
tutti, è di vederlo chiudere almeno nella Top Five a fine campionato. L’americano non delude le aspettative e chiude
sesto alla fine del campionato. The Elbow (la carriola), nomignolo datogli in
Superbike per il particolare stile di guida, gomiti alti e molto in fuori in
fase di curva, viso tranquillo con occhiale Ray-Ban a specchio da vero Texano,
è pronto a fare il salto di qualità, dopo un anno di debutto in crescendo con due
podi totali e buoni piazzamenti per la seconda parte della stagione, è il
momento di puntare in alto. Poi succede il miracolo, Rossi va in Ducati e la
sella ufficiale si libero in Yamaha, è l’evoluzione naturale per Texas Terror
(altro nomignolo). Il salto di qualità è evidente, la Yamaha ufficiale è la
moto di riferimento e l’obbiettivo per il campione è almeno chiudere tra i
primi, migliorando il suo record fatto con la Yamaha satellite. Ma l’inizio non
è dei migliori con due, zero nelle prime gare. Qualcosa sembra non andare,
nonostante le rassicurazioni da parte del team ai media, sempre sul chi va la,
Ben sembra non riuscire a trovare quell’efficacia che lo contraddistingueva in
SBK, gli manca quell’aggressività in pista, dimostratasi soverchiante con la
R1. Certo le caratteristiche ciclistiche, motoristiche e di coperture sono agli
antipodi tra la R1 SBK e la M1 Motogp, eppure a colpo d’occhio Spies ha perso
qualcosa, e infatti i risultati non sono eccezionali. È l’inizio di un declino
sempre più accentuato, Ben non riesce a trovare la quadra e chiuderà il
campionato 2011 in quinta posizione con gli stessi punti dell’anno precedente
in Tech 3. Se Ben è superstizioso non si sa, ma il detto “la fortuna è cieca”,
sembra quanto mai la descrizione della debacle in arrivo nell’anno 2012. Un calvario
per Spies il 2012, un incessante susseguirsi di brutte prove e gare anche
peggiori, una serie di problemi tecnici e fisici, cha vanno dai più comuni all’eclatante
cedimento dell’ammortizzatore al posteriore a Laguna Seca. Intanto in Yamaha all’interno
del Team dopo la prima meta di campionato iniziano ad incrinarsi i rapporti,
non tanto con lo staff, ma con i manager, arrivando a quanto successivamente
dichiarato dallo stesso Ben Spies a episodi di sfiducia poco simpatici, per
usare un eufemismo. La caduta dell’eroe è completa, c’è delusione e sconfitta
negli occhi di Spies, e poi la voglia di riscatto nel momento in cui la scelta
è quella di passare al Team Pramac Ducati per il 2013. Nelle epopee bibliche
dopo mille peripezie l’eroe dalle grandi capacità alla fine trionfa, e sono proprio
le disavventure da superare a fare di lui un Eroe. La Speranza è che quelle
peripezie siano finite e di rivedere The Elbow tornare tra gli eroi del
Motociclismo.
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