Pedrosa e Marquez, dominio incontrastato su un pista che doveva essere appannaggio di Yamaha, e soprattutto di Rossi. Marquez ridisegna i livelli della attuale MotoGP
Il Grand Prix di Jerez de la Frontera si prospettava una
gran gara per la MotoGP, con tanti piloti in lizza per la vittoria. Le prove libere
del weekend spagnolo davano Lorenzo, Rossi, Pedrosa e Crutchlow i piloti con il
passo giusto per la lotta al gradino più alto del podio. La caduta del Pilota
inglese nella Q2, invece lo metterà fuori dai giochi per la lotta al podio. Rendendo
prevedibile la lotta a tre, tra le Yamaha ufficiali e la Honda di Pedrosa, come
sempre però la gara è un’altra cosa e in pista le cose cambiano rapidamente.
Tutte le premesse alla fine sono disattese,
per tanti
motivi; gomme, primi giri infelici come quelli fatti da Rossi, e la debacle di
una Yamaha, che ancora una volta paga dazio alla superiorità ormai conclamata
del mezzo Honda. La RCV213V che qui a Jerez sulla carta sarebbe dovuta essere quantomeno
alla pari, se non addirittura più attardata rispetto alle M1 di Lorenzo e
Rossi, invece si è dimostrata ancora una volta superiore. Cambi di direzione
rapidi, entrata in curva efficace e un motore che spinge forte, sono le armi
sempre più affilate delle RCV Ufficiali. Segno tangibile del grande lavoro
svolto nell’inverno e nella passata stagione dalla HRC.
Pedrosa ripaga la Honda con una gara alla sua maniera, prendendo
la testa dopo pochi giri dal via, e fa ciò che più gli è congeniale, imponendo
il suo ritmo e andandosene in solitaria. La sconfitta Yamaha inizia con Rossi
ancora una volta lento nella prima parte di gara e trovando il passo giusto
troppo tardi per poter stare con il gruppetto composto da Pedrosa, Lorenzo e
Marquez.
La gara rimane piatta, un trenino di moto, dove i pochi
episodi di rilievo sono le staccate con il coltello tra i denti di Marquez per
stare con Lorenzo, e il sorpasso di Aleix Espargaro su una CRT ART ai danni di
un Dovizioso in debito di ossigeno, con una Ducati intrattabile, su queste Bridgestone
che aggravano ancora di più, se possibile, le cattive doti di inserimento e scorrevolezza
a centro curva della Desmosedici.
Un po’ di pepe ci pensa Marc Marquez a metterlo su una gara
altrimenti insapore, Marquez pur giovanissimo è un pilota vecchio stampo, di
quelli alla Rossi, alla Bayliss e alla Capirex della vecchia 250cc.., che danno
anima e corpo pur di sorpassare il proprio avversario. Marquez sembra uscito da
un’era ormai tramontata in MotoGP, dove i piloti si sportellavano pur di
passare ad ogni varco lasciato aperto, e il primo a dover fare i conti con
questo passato che ritorna, nella forma di un ventenne spagnolo indiavolato, è
proprio il campione del mondo 2012 Jorge Lorenzo, che commette due gravi errori
da lui stesso poi sottolineati.
Ad un giro dal termine Marquez prova un primo affondo,
sbagliando e finendo largo ma riprendendo subito la ruota del rivale Lorenzo in
poche curve, e qui arrivano le sbagliate valutazioni di Jorge; è l’ultima curva
Jorge si tiene sul cordolo esterno pensando di fare la sua normale traiettoria,
credendo Marc troppo lontano, e questo è il secondo errore, il piccolo diavolo Marquez
è proprio dietro di lui e si infila nel varco enorme lasciato dal maiorchino
bruciandolo in staccata, il resto che segue è un contatto, colpa di entrambe le
parti probabilmente, che però porta Marquez a precedere Jorge sul traguardo e di
conseguenza dando la prima posizione in classifica mondiale al numero “93” Marc
Marquez.
E alla domanda fatta
a Marquez se avesse esagerato in quella curva, la risposta è classica di quell’era
tramontata e tornata oggi una realtà; “queste sono le gare”.
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